È stato approvato ieri in Grecia in plenaria il disegno di
legge sull'identità di genere (riconoscimento legale dell'identità sessuale -
Natf) a conclusione di un lungo processo che ha visto protagonista la maggiore
associazione di sostegno ai diritti delle persone trans, il Syd (Somateío
Ypostírixis Diemfylikón). Già nel giugno del 2016 un tribunale greco aveva
accolto le raccomandazioni internazionali che sancivano la violazione dei
diritti della persona costretta alla sterilizzazione forzata.
Hanno votato a favore 171 parlamentari e deputati su un
totale di 285. Syriza, Potami, il Disi e Anel hanno votato per l’approvazione
della legge, mentre sono stati contrari la destra di governo, Nea Democratia,
Alba Dorata (l’estrema destra populista), il Kke (il Partito Comunista Ellenico
ancorato a una visione fortemente conservatrice su questi temi) e il Partito
dell’Unione di Centro.
La nuova legge consente in sostanza la riattribuzione
anagrafica anche senza intervento chirurgico di riassegnazione del sesso e costituisce
un primo importante passo verso il riconoscimento del diritto
all’autodeterminazione delle persone trans.
Permangono tuttavia alcuni aspetti problematici, come hanno
riconosciuto le maggiori associazioni di riferimento greche e internazionali,
riguardanti i vincoli medici e giuridici che non permettono di comparare la
legge appena approvata allo standard degli strumenti più avanzati in ambito
europeo ed internazionale. Questi – è il caso ad esempio della legge
sull’identità di genere approvata a Malta nel 2015 – in sostanza prevedono una
più marcata depatologizzazione della condizione delle persone trans,
svincolando le istanze di riattribuzione anagrafica dalla diagnostica
psichiatrica ed escludendo il ricorso alla decisione di un tribunale.
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