Presentata oggi a Roma la Rete nazionale.
«Contro gli sterotipi e per la valorizzazione delle differenze interlocutori forti della politica»
«Contro gli sterotipi e per la valorizzazione delle differenze interlocutori forti della politica»
Presentata a Roma, presso la sala stampa della Camera dei
Deputati, l’Associazione di Promozione Sociale “Educare alle differenze”. Punto
d’arrivo di un percorso che nasce nel settembre 2014, quando per la prima volta
si sono dati appuntamento a Roma più di 600 tra soggetti singoli e collettivi
che si occupano – a vario titolo – di progetti per la valorizzazione delle
differenze e per la prevenzione di ogni forma di violenza e discriminazione.
Realtà molto varie che si sono incontrate sulla spinta di scambiare esperienze
e buone pratiche e di rispondere agli attacchi sempre più aggressivi mossi
dalle destre sulla base della retorica e dello spauracchio della cosiddetta
“ideologia gender”.
Lo scorso anno gli oltre 1000 partecipanti della terza
edizione hanno ribadito con forza l’esistenza di “un’urgenza formativa” che
trova finalmente risposta nella rete formalmente costituita in APS. lle
associazioni promotrici Progetto Alice, S.CO.S.S.E. e STONEWALL si sono unite
Famiglie Arcobaleno, Io sono Mia, Associazione Sinonimia Teatro Cultura
Bellezza, Hamelin Ass. culturale, E.V.A. Soc. Cooperativa.
Un salto di qualità per dare stabilità e forza a questo
percorso. «Vogliamo dare vita a un progetto duraturo e stabile che abbia come
obiettivo la valorizzazione delle differenze, a partire dalla scuola pubblica»,
esordisce così Monica Pasquino (S.CO.S.S.E.), presidente della neonata
Associazione. «Si tratta di fare rete anche sui singoli territori e in questa
direzione è stato lanciato anche un protocollo di intesa da sottoporre alle
istituzioni locali, laddove, è importante contrastare l’idea che l’educazione
alle differenze sia un pericolo ed è possibile costruire esperienze positive di
collaborazione. Inoltre abbiamo deciso di fare la presentazione qui alla Camera
perché su questi temi puntiamo ad essere un interlocutore della politica».
A scendere nel merito della questione è Giulia Selmi (Progetto
Alice), vicepresidente di Educare: «Siamo ancora in attesa delle linea guida
che rendano applicabile il comma 16 dell’articolo 1 della legge 107/2015
sull’educazione di genere e la lotta alle discriminazione. Senza le quali le
previsioni della legge rimangono solo parole vuote. Sappiamo che ci sta una
commissione che si sta riunendo presso il MIUR all’interno della quale è
rappresentata una componente che ha paura delle differenze, della parola
genere, dell’omosessualità e ha di fatto in mano quelle linee guida. Noi
speriamo diventare un interlocutore di senso, capace di promuovere modelli e
pratiche educative inclusive e di acquisire quella forza e quel peso specifico
per poter influire e partecipare a questo dibattito».
Marilena Grassadonia (Famiglie Arcobaleno) tesoriera
dell’APS, ribadisce la necessità di partire dalla scuola pubblica, poiché si
tratta del «primo luogo sociale cui affidiamo i nostri figli e le nostre
figlie. Chiediamo che sia un luogo di accoglienza e di inclusione in cui
ciascuno possa esprimersi liberamente e con trasparenza, vincendo la paura che
paralizza e impedisce l’incontro e la reciproca conoscenza tra realtà diverse».
Daniela Santarpia, di E.V.A Cooperativa sociale, attiva in
Campania con oltre 10 centri antiviolenza e tre case rifugio, spiega la propria
convinta adesione alla Rete di Educare alle differenze perché: «L’educazione
alla diversità è la principale forma di prevenzione contro le violenze contro
le donne, ma anche il bullismo e tutte le forme di discriminazione e di
violenza verso chi è diverso e più debole. La lotta agli stereotipi di genere è
un antidoto contro il maschilismo, l’omofobia e contro i femminicidi».
Fadia Bassmaji (Ass. Sinonimia Teatro Cultura Bellezza) e
Sara Marini (S.CO.S.S.E.) insistono sull’importanza di allargare l’immaginario,
operando dentro e fuori le scuole con progetti a lungo termine che partano fin
dalla primissima infanzia e che coinvolgano le figure adulte educanti e
lavorando fuori da una logica emergenziale. «Senza immaginazione non esiste
innovazione» ha detto Bassmaji, mentre Marini chiarisce che «solo in un contesto dialogante e
operativo può realizzarsi l’educazione alle differenze. È un lavoro artigianale
e di relazione, necessariamente in fieri. Uno scambio che costruisce e dà
senso».
Due le prossime sfide della neonata APS lanciate dalla
presidente Pasquino in chiusura: 1) il protocollo d’intesa con gli enti locali
«fondamentale per attivare e valorizzare le energie sui territori, in rapporto
con istituzioni di prossimità spesso più attente di quelle nazionali»; 2)
l’appuntamento a Roma il 23 e 24 settembre 2017 per la IV edizione del meeting Educare
alle differenze, dedicato al rapporto scuola-famiglie «oggi spesso affrontato
in termini negativi, polemici, difensivi e infruttuosi. Affrontare il tema
senza provare a protendere per l’una o l’altra agenzia educativa, cercando di
capire come quel rapporto può declinarsi in modo proficuo sarà l’approccio a
cui puntiamo».
Andrea Maccarrone
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